Discorso finale e Solenne conlusione del III Capitolo Provincial MAPRAES del Superiore Generale, Joachim Rego

Cari fratelli, come ho il compito di aprire il capitolo, ho anche il compito di chiuderlo. Voglio dirvi che per me è stata un’esperienza molto bella e anche avvincente. Ringrazio per essere stato qui e per  aver ascoltato tutte le cose che avete condiviso, alcune volte anche in modo molto appassionato. È qualcosa che mi ha riscaldato il cuore, perché mi rivela la passione che avete per la vostra vocazione di passionisti. Mi rivela il vostro amore per la Congregazione. Mi rivela anche la vostra sequela di Gesù nel mondo di oggi.

Sappiamo tutti le nostre debolezze, sappiamo tutti il nostro desiderio di arrivare ad un certo obiettivo e conosciamo anche le nostre incapacità nel raggiungerlo. Questo limite non è una cosa cattiva, l’importante è che lo riconosciamo. Perchè quando lo riconosciamo scopriamo che non siamo noi ad avere il controllo.

Non vogliamo costruire un “grande regno”: non è il nostro lavoro! Il nostro compito è costruire il Regno di Dio. Come Congregazione siamo parte della Chiesa e, insieme, vogliamo realizzare il Regno di Dio. É quello che chiediamo ogni giorno pregando il Padre Nostro. Diciamo a Dio: “venga il Tuo Regno”. E il Regno non è un luogo, non è un palazzo. Il Regno sono i valori per cui dobbiamo vivere, i valori di Dio. Vogliamo vivere e realizzare cose come: la pace, la giustizia, la bellezza, la Verità, il predono e la riconciliazione. Queste sono le cose che vogliamo vivere giorno per giorno. E sappiamo che noi siamo stati chiamati a vivere queste cose dentro una comunità passionista. Per questo cerchiamo di vivere il Regno nella nostra vita quotidiana e lo testimoniamo  a tutto il mondo proprio vivendo la comunità.

Ci sono tante cose che stanno avvenendo nel nostro mondo e a volte noi siamo tentati di guardare solamente dentro noi stessi, magari per dire: “il mio regno sta crescendo; lo sto facendo più grande, più popolare!”. Ma non è di questo che ci occupiamo, noi cerchiamo di vivere nella semplicità. E vivere semplicemente non è facile. Magari è più facile vivere in modo complicato. Ma, vi chiedo, cerchiamo di vivere nella semplicità, cerchiamo di essere contenti. Mettiamo tutto nelle man di Dio!

Per i 300 anni della Congregazione, celebrati recentemente nel giubileo, come ho già detto in quell’occasione, noi vogliamo ricordarci di tutti i passionisti vissuti dal tempo di San Paolo della Croce fino ad oggi.  E quando facciamo questo, dal momento che qualcuno di questi passionisti li abbiamo conosciuti personalmente, ricordiamo le loro doti ma anche le loro debolezze. Vediamo le cose buone, ma vediamo anche le cose cattive. Alcuni di loro gli abbiamo amati, li abbiamo presentati come eroi, e altri, invece, ringraziamo per non averli mai conosciuti. Ma questi sono tutti nostri fratelli. E loro con le loro sofferenze hanno comunque mandato avanti la Congregazione. E Dio ha lavorato tramite tutti loro!

Ma Dio ha lavorato anche con nella Congregazione. E con tutte queste cose buone, ma anche con le cattive, Lui comunque ci ha benedetti! E dopo 300 anni siamo ancora qua. Non abbiamo ancora trovato la fine, siamo ancora in cammino! E adesso la Chiesa ci chiede di fare questo cammino nella sinodalità, cioè insieme! Se c’è una cosa che io vorrei dire a voi e alla vostra provincia nella Congregazione, a motivo del cammino che la vostra provincia ha intrapreso, è questa: “costruite comunione! Costruite lo stare insieme!”.

Dovete farlo perché voi venite da parti ed esperienze diverse. Non solo differenti nazioni e culture, ma anche da diverse abitudini e tradizioni di vita passionista. Quindi non vogliamo semplicemente tirarci indietro dicendo: “la mia è migliore della tua, noi abbiamo fatto così nella nostra ex provincia e anche voi adesso dovete far così!”. Come avete detto anche voi in questo capitolo, dobbiamo essere radicati nella nostra esperienza del passato, non possiamo tagliare quelle radici, perché se tagli le radici muori. Quindi tenete le radici, ma non restate imprigionati dentro di esse! andate avanti! Avete scelto di essere uniti come unica provincia: andate avanti, costruite comunione! Usate le vostre risorse per far circolare le persone per conoscervi gli uni gli altri. Queste cose sono importanti se vogliamo crescere assieme. Perché altrimenti continueremo a fare solo quello che abbiamo sempre fatto e questo non ci darà la vita.

Una cosa molto importante, ma anche triste, che ho sentito in questo capitolo, l’ha detta padre Andrea, usando anche lui, mentre faceva l’intervento, la parola “triste”: non so se vi ricordate?

Lui ha detto che questo è stato il suo primo capitolo e ha detto che è stato triste sentire alcune delle cose che ci siamo detti. Perché lui percepiva che non stavamo andando avanti! Non eravamo in cammino. Perché lui, come giovane che viene dell’esperienza della Mapraes, e non dalle esperienze del passato, sembrava chiederci: “in che direzione stiamo andando? Per noi giovani qual’è il futuro?”

Questa è una cosa dura e difficile da ascoltare!

Quindi pensate al futuro! Il passato è andato. Abbiamo imparato dal passato ma non possiamo tornare nel passato. Dobbiamo andare avanti!

In questo capitolo avete preso delle decisioni che stanno andando verso il futuro!

Alcune sono decisioni dolorose. Sarà molto doloroso chiudere comunità e case e lasciare tutte quelle cose che noi amiamo. Sarà difficile incontrarci con le persone con cui abbiamo lavorato per tanto tempo e dire: “addio, dobbiamo andarcene”. Ma noi non prendiamo queste decisioni alla leggera. Ci riflettiamo, ne abbiamo parlato, abbiamo fatto discernimento con Dio su di esse! Guardando non solo a ciò che si chiude, ma anche a ciò che si apre. Noi chiudiamo per aprire qualcosa di nuovo. E i nostri giovani ci stanno dicendo: “mostraci qualcosa di nuovo che ci darà vita!”.

Non perché abbiamo fatto una cosa per 300 anni significa che bisogna continuare a fare la stessa cosa. Il  mondo cambia e noi dobbiamo stare in questo mondo.

Come ci ricorda anche il magistero, noi religiosi e sacerdoti non siamo la maggioranza della Chiesa. La gente che sta seguendo la stessa vocazione con noi, cioè la chiamata a seguire Gesù a motivo dello stesso battesimo, queste persone, che hanno deciso di seguire Gesù nella vocazione laicale, ci chiedono di relazionarci con loro nella missione della Chiesa e della Congregazione. Cercate di guardare non soltanto a ciò che noi diamo a loro, non solo il modo in cui noi evangelizziamo loro; ma guardate anche allo stare con loro e al ricevere da loro ciò che essi danno a noi. Guardate al modo in cui loro stanno evangelizzando noi! Non dobbiamo pensare che siamo solo noi a dare agli altri. Dobbiamo essere umili riconoscendo che abbiamo bisogno che anche gli altri diano a noi. E questo è il cammino sinodale che stiamo intraprendendo nella Chiesa.

Siete a conoscenza dell’ultima fase del cammino sinodale? Quella continentale? Il sinodo ha scelto questa immagine del profeta Isaia: “allarga la tua tenda”. È un’immagine bella, è una sfida. Perché ci viene chiesto non di stare in piccoli gruppi, ma di allargare la nostra visuale, allargare gli spazi, per includere anche gli altri. Noi siamo bravi ad escludere, ma non siamo molto bravi a includere. Iniziamo a fare questa inclusione all’interno delle nostre comunità. Perché molti nelle comunità si sentono esclusi. Questo significa estendere la nostra tenda. Includere quelle persone che stanno seguendo l’unica vocazione ma in modalità diverse, come i nostri laici. Andate avanti d’ora innanzi, in modo nuovo. Guardate avanti dentro grandi speranze, ma fatelo assieme. Parlate, dialogate. È la cosa più importante oggi. 

Quando non si dialoga ci vengono bloccate molte cose, e invece di unirci ci dividiamo. Non vogliamo che questo accada. Quindi incoraggiate il dialogo e l’ascolto. Ognuno di noi non possiede tutta la sapienza; c’è sapienza in ciascuno. Dunque siate disponibili a questo ascolto, perché ci può cambiare.

E per quelli che hanno responsabilità di governo -se volete un consiglio nella mia personale esperienza- consultate non soltanto i vostri consultori, ma anche i confratelli e lo sorelle.

Per concludere vorrei dire alcune parole di ringraziamento. Ci sono persone che hanno lavorato molto tenacemente a partire dal consiglio provinciale uscente fino alle commissioni di preparazione di questo capitolo. A loro vogliamo dire che apprezziamo il lavoro fatto per arrivare a questo capitolo.

Ringraziamo poi il lavoro del moderatore: padre Antonio. Non è un compito facile e richiede molto ascolto per creare un processo che possa portarci dove Dio intende condurci. Grazie per averci aiutato!

Ringrazio il nostro segretario padre Luigi (Procopio), il suo aiutante confr. Gianluca. Grazie per il lavoro fatto ascoltando e prendendo appunti. Ringrazio i confratelli che hanno aiutato in vari modi: Humberto, Mirko e Fabio. Grazie! Vogliamo ringraziare poi padre Vito per le liturgie molto creative e per l’accoglienza e la preparazione della casa di esercizi. Ringraziamo i due scrutinatori padre Carlo Maria e padre Andrè. 

E poi voglio ringraziare ancora una volta il provinciale SCOR: padre Juan Manuel. La sua presenza è  molto importante per noi e ha già prodotto i frutti per la collaborazione delle due province. Speriamo dunque possa continuare. Grazie per le tue parole. Auguriamo a te e ai tuoi confratelli tutte le benedizioni di Dio.

Grazie ancora a padre Luigi (Vaninetti) e ai membri del consiglio uscente, per gli otto anni di cammino di questa nuova provincia. Sono sicuro sia stato un cammino molto difficile e tu con i tuoi due consigli avete dovuto fare questo percorso in modo molto creativo. Ci saranno stati quelli d’accordo e quelli che non sono stati d’accordo, ma tu sei stato capace di guidare il cammino. Io personalmente conosco il peso che hai dovuto portare. Voglio anche dire che c’è stato un tempo in cui sono stato molto preoccupato per te. Ma con il sostegno del tuo consiglio e dei tuoi fratelli tu sei riuscito a portare avanti la provincia. E per questo ti ringraziamo!

E adesso il viaggio continua con padre Giuseppe e i suoi nuovi consultori. Non deve essere un mettere da parte il passato e cominciare tutto da capo. Ci saranno certo cose nuove, ma nella continuazione di ciò che è stato. A tutti i fratelli e le sorelle della provincia chiedo di sostenerti nel cammino che state pianificando per i prossimi anni. Da me e dal mio consiglio ti prometto il mio appoggio.

E con queste parole:

            io ora dichiaro questo terzo capitolo della provincia Mapraes chiuso!

Quarto Giorno – 16 Marzo

Con questo quarto giorno di lavori, i Capitolari sono arrivati a metà del cammino intrapreso. La Celebrazione Eucaristica mattutina quest’oggi è stata celebrata in lingua portoghese, presieduta da padre André Pereira, affiancato dai padri Paulo Correia e Nuno Ventura (omelia disponibile qui).

Celebrazione Eucaristica del 16 Marzo

Successivamente, in Aula Capitolare, dopo l’approvazione dell’agenda giornaliera, padre Giuseppe Adobati ha presentato al Capitolo l’Instrumentum Laboris. Con esso, sono state proposte svariate azioni riguardanti 8 settori:

1. Vita Comunitaria
2. Formazione
3. Pastorale Giovanile Vocazionale
4. Attività Apostolica
5. Missione ad Gentes
6. Laici
7. Economia e Solidarietà
8. Governo

Sciolta l’assemblea, i 6 gruppi di lavoro hanno ciascuno discusso sulle azioni proposte nell’Instrumentum Laboris.

Una volta riunita nuovamente l’intera assemblea, i 6 segretari hanno riportato in Aula il riassunto dei lavori compiuti da ciascun gruppo, dando avvio a un nuovo momento di dialogo.

Dopo di ciò si è compiuto un primo sondaggio di massima per l’elezione del nuovo Superiore Provinciale.

L’assemblea si è dunque nuovamente sciolta, mentre i segretari dei 6 gruppi si sono riuniti con il rappresentante della Comissione Preparatoria dell’Instrumentum Laboris, per riformulare le azioni di tale documento apportando eventuali modifiche proposte nella discussione capitolare.

Nel pomeriggio il moderatore, padre Antonio Monduate, ha presentato i risultati del primo sondaggio di massima per l’elezione del nuovo Superiore Provinciale. Si è poi proseguito il lavoro sulle proposte di modifica dell’Instrumentum Laboris. Dopo numerose votazioni si è trovata una versione definitiva di tale documento capitolare.

Al termine del pomeriggio il padre Generale, Joachim Rego, ha invitato l’assemblea capitolare ad aprire un momento di discussione in Aula sulle caratteristiche che il nuovo Provinciale dovrebbe avere secondo le aspettative del Capitolo.

La seduta si è conclusa con l’intervento finale del padre Generale che può essere consultato qui.

Con la preghiera vespertina, i Capitolari hanno voluto infine vivere un particolare momento di Adorazione Eucaristica, per prepararsi alla decisiva giornata di domani nella quale saranno chiamati all’elezione del nuovo Superiore Provinciale. La preghiera è stata guidata da padre Andrea Deidda. Durante essa sono stati portati all’Altare 3 simboli volti a richiamare l’attenzione e la preghiera sull’atteggiamento di servizio, dono di sé e svuotamento, che ogni religioso è tenuto ad avere, in particolare colui che verrà eletto Provinciale.

I 3 simboli, pane, grembiule e anfora vuota, portati dinnanzi al Santissimo Sacramento

Sciolto il momento di preghiera, il Santissimo Sacramento è rimasto esposto per permettere ai padri Capitolari di prosseguire personalmente il momento di preghiera durante la serata.

Intervento del padre Generale, Joachim Rego:

Chi è il Provinciale che stiamo cercando?

È stata una bella condivisione sentire da alcuni di voi i desideri sul nuovo provinciale e la sua curia. Ma non dobbiamo dimenticarci che anche le nostre costituzioni dicono alcune cose belle e importanti circa l’autorità nella nostra Congregazione. Voglio finire questa condivisione leggendo dalle pagine delle nostre Costituzioni alcuni numeri.

Il primo è il numero 108, che parla della funzione dell’autorità:

“Nella Chiesa l’autorità è concessa come servizio fraterno da compiere in nome di Dio da coloro che la esercitano. Perciò quanti hanno responsabilità di governo in Congregazione devono essere attenti alle manifestazioni dello Spirito, per guidare la comunità in modo da promuovere armonicamente la crescita di ciascun religioso e del bene comune dell’Istituto.”

L’autorità è data perché coloro che la ricevono possano dare un servizio fraterno a nome di Dio!

È molto importante quanto viene detto. L’autorità è per il servizio fraterno! Poi viene detto che coloro che hanno l’autorità devono essere sensibili all’opera dello  Spirito. Questa è una sfida per tutti noi: perché di solito a noi non piace ascoltare nessun altro, se non noi stessi! É un istinto naturale umano quello di voler controllare tutto. Ma questo non è la nostra vita! Perché nella nostra vita qualsiasi cosa noi facciamo, la facciamo nel nome di Dio. E quindi dobbiamo dipendere da Dio e ascoltare lo Spirito di Dio. Questo è un punto importante!

Poi, nelle costituzioni viene detto che l’autorità deve guidare la comunità in modo da promuovere lo sviluppo armonico di ciascun singolo religioso! Non solo di quelli che ti piacciono; non solo quelli che sono amici tuoi; non solo quelli con cui vai d’accordo. Ma anche quelli che sono una spina nel fianco per te! Questo non è facile. Quando tu devi affrontare un fratello col quale non vorresti avere nulla a che fare, devi mettere da parte il tuo io per prenderti cura di questo fratello e, come dicono le costituzioni, dare a lui uno sviluppo armonico.

E tutto questo va fatto per il bene comune della Congregazione e della provincia!

Adesso passiamo al numero 124 delle Costituzioni che parla nello specifico del ruolo del superiore provinciale:

“Il superiore provinciale deve dirigere e animare le comunità e legarle in fraterna unità. Deve essere attento alle mozioni dello Spirito e vivamente consapevole delle differenti situazioni. Con l’aiuto del suo Consiglio e degli organismi stabiliti potrà valutare con giusta responsabilità lo stile di vita e la fedeltà delle comunità.

Sembra molto chiaro. State cercando una persona che come Provinciale possa ispirare e animare. Aiutare le comunità e i fratelli a essere uniti. Ancora una volta si parla di ascoltare l’azione dello Spirito. Il Provinciale deve essere sensibile e attento alle diverse situazioni.

Come vedete ci sono differenze tra di noi; numerose differenze nel modo in cui vediamo, nel modo in cui pensiamo e nelle diverse nazioni da cui veniamo.

Il suo ruolo, poi, è anche quello di giudicare con responsabilità tutto ciò che riguarda lo stile di vita e la fedeltà delle comunità in cui viviamo. Con il suo consiglio deve occuparsi di questo: come viviamo? Cosa stiamo facendo? Come siamo fedeli alla nostra vocazione di passionisti?

E poi il numero 125:

“Il superiore provinciale che abbia profondamente a cuore il bene dei religiosi della provincia, cerchi ogni mezzo di valorizzarne volentieri le capacità, sia per il loro bene che per quello della provincia. Svolga il suo compito additando gli obiettivi, chiarendo i valori e suggerendo motivazioni ispirate alla genuina vita passionista. Poiché egli è il principale responsabile del buon andamento della provincia deve organizzarne l’efficace azione, dirimerne i contrasti, sorvegliare l’esecuzione dei programmi affidati dall’autorità generale e provinciale e promuovere una più stretta unione della provincia con la Congregazione.”

Deve essere un uomo con un cuore che si prende cura dei religiosi. Tutti i religiosi! Il religioso che ti piace e quello che non ti piace. Deve incoraggiarli a usare i propri talenti, i propri doni, a realizzare le proprie potenzialità. Ognuno ha diversi doni. Ovviamente la provincia ha delle attività per cui si esige personale e il provinciale deve aiutare  i religiosi a usare i loro doni per queste cose. E poi come superiore deve indicare gli obiettivi, chiarire i valori e suggerire motivazioni che ispirino una genuina vita passionista. Questi valori vengono dalla nostra vita, da ciò che dicono le nostre Costituzioni, ma anche dalla Parola di Dio. Inoltre gli obiettivi sono anche quelli che state proponendo voi in questo capitolo. E il suo compito è quello di elaborare tutto questo, insieme a voi, in modo da poter crescere nella vita passionista genuina. E poi è suo compito vigilare affinché la provincia rimanga sana e si sviluppi con buon andamento. E chi di voi è già stato provinciale sa che questo non è facile. Moltissimo del nostro tempo viene speso per creare una vita buona perché, come dice il numero 125, il provinciale deve dirimere i contrasti. Perché nelle comunità ci sono degli scontri. E anche dentro la provincia ci sono gli scontri; li abbiamo sentiti anche in questo capitolo.

La persona che scegliete come provinciale deve essere capace di lavorare, negoziare e risolvere questi contrasti. Per cui da quello che avete condiviso e da quello che ci dicono le nostre Costituzioni è chiaro il tipo di persona che stiamo cercando.

Per cui prendete tutto questo, portatelo nella preghiera questa sera e chiedete al Signore: “in questo momento, per i prossimi quattro anni, tra noi della provincia dove ognuno è eleggibile e meritevole, e persino tra quelli che sono indegni – chiedo al Signore – chi è colui che tu Signore mi stai proponendo di scegliere domani?” Questo è tutto quello che possiamo fare!

E chiunque verrà scelto sosteniamolo in modo autentico! Dite ciò che pensate, dialogate; ma andiamo avanti per il bene comune della provincia! Questo è tutto!

Omelia della celebrazione di inizio capitolo di Padre Generale Joachim Rego

Ci troviamo insieme questa settimana, e questa mattina, come i discepoli di Gesù, insieme a Gesù. Non siamo qui come manager o come operai di una ditta, ma come fratelli in comunità, come discepoli di Gesù. Siamo qui per celebrare quello che nella nostra Congregazione chiamiamo capitolo, per valutare ed esaminare in che modo stiamo seguendo Cristo in questo tempo, come passionisti.

Oggi all’inizio di questo capitolo vogliamo prima di tutto verificare dentro di noi come stiamo.

Come siete arrivati qui oggi? In che condizioni? Cosa sta avvenendo dentro di voi?

Abbiamo iniziato questa celebrazione, questa mattina, cantando e invocando lo Spirito Santo. Abbiamo ripetuto numerose volte: vieni, vieni Spirito Santo! Lo intendevamo dire davvero? Mentre cantavamo, mentre dicevamo quelle parole, il nostro cuore si stava davvero aprendo per permettere allo Spirito di entrare? Oppure questa celebrazione, questa preghiera è solamente un servizio, un rito vuoto delle labbra? Cosa sta avvenendo dentro di voi?

Vi state aprendo o ci sono dei blocchi? Ci sono dei conflitti dentro di voi? Ci sono delle paure che stanno bloccando la venuta dello Spirito? Ci sono ambizioni a cui state puntando? Sappiate che le ambizioni rappresentano un blocco per lo Spirito Santo. Qualche istante fa, nel salmo, abbiamo pregato insieme usando le parole del salmista: “la mia anima ha sete del Dio vivente; quando potrò vedere Dio faccia a faccia?” Quale meraviglioso desiderio è per un figlio di Dio voler essere vicino a Dio! In questo tempo di quaresima siamo invitati da Dio ad avvicinarci a Lui. Oggi quando avete pronunciate quelle parole: “la mia anima ha sete del Dio vivente”, nel profondo di voi stessi come vi siete sentiti? La vostra anima oggi ha davvero sete del Dio vivente? O sono solo delle parole che abbiamo detto e non ci ricordiamo più nemmeno di averle pronunciate?

“La mia anima ha sete, ha sete, del Dio vivente.

Questo nostro Dio non è lontano da noi! Questo nostro Dio non è un Dio che non si prende cura di noi! Ma è un Dio vivente che agisce ed è in mezzo a noi! Questo Dio vivente ci accompagnerà in questi giorni di capitolo. La domanda è dunque: “come farò io ad aprirmi per permettere a Dio di accompagnarmi in questi giorni? Sono venuto qui in questi giorni con un cuore aperto?”

É vero, è stata fatta tutta la preparazione per questo capitolo. Ma lo Spirito continua a muoversi in noi, in ogni momento della nostra vita! Siamo in ascolto di ciò che avviene nel mondo, nei fratelli e nelle sorelle accanto a noi? Siamo in ascolto di ciò che la Parola di Dio ci sta chiamando a vivere in questo tempo di quaresima? Sono aperto all’ascolto dello Spirito Santo? Sono venuto a questo capitolo con la libertà di Spirito? O forse venendo qui ho già nel mio cuore ciò che devo dire e ciò che devo decidere?

Se sono venuto libero di ascoltare, questo Dio vivente, mi guiderà! Gesù, acqua viva, disseterà la nostra sete! La potenza e l’ispirazione dello Spirito Santo sarà con noi! Quello che noi vogliamo è fare nostre le parole del salmo… che ognuno dica a Dio e a se stesso: “La mia anima, la mia anima, ha sete del Dio vivente! Il mio desiderio è stare vicino a Dio, vedere Dio faccia a faccia!

A volte pensiamo di essere quelli più vicino a Dio, invece potremmo essere i più lontani. Gesù lo ha scoperto nella propria vita. Oggi nel Vangelo ci dice: ”un profeta non è disprezzato se non in casa sua”. Lui dunque sta dicendo: “la mia gente non mi accetta!” Quelli che non ci si aspetterebbe sono i più vicini a Dio. Quelli che sono considerati i lontani e gli stranieri, in verità sono loro che stanno sperimentando il Dio vivente! Come Naaman il lebbroso, la vedova di Sarepta. Quando loro hanno aperto il loro cuore a Dio a motivo del loro bisogno, hanno trovato la guarigione, hanno trovato il Dio vivente! Possa oggi questo inizio di capitolo trovarci con il cuore aperto per accogliere il Dio vivente! Per questo preghiamo: “la mia anima ha sete, ha sete, del Dio vivente; quando potrò vedere il suo volto?”