Cari fratelli, come ho il compito di aprire il capitolo, ho anche il compito di chiuderlo. Voglio dirvi che per me è stata un’esperienza molto bella e anche avvincente. Ringrazio per essere stato qui e per aver ascoltato tutte le cose che avete condiviso, alcune volte anche in modo molto appassionato. È qualcosa che mi ha riscaldato il cuore, perché mi rivela la passione che avete per la vostra vocazione di passionisti. Mi rivela il vostro amore per la Congregazione. Mi rivela anche la vostra sequela di Gesù nel mondo di oggi.
Sappiamo tutti le nostre debolezze, sappiamo tutti il nostro desiderio di arrivare ad un certo obiettivo e conosciamo anche le nostre incapacità nel raggiungerlo. Questo limite non è una cosa cattiva, l’importante è che lo riconosciamo. Perchè quando lo riconosciamo scopriamo che non siamo noi ad avere il controllo.
Non vogliamo costruire un “grande regno”: non è il nostro lavoro! Il nostro compito è costruire il Regno di Dio. Come Congregazione siamo parte della Chiesa e, insieme, vogliamo realizzare il Regno di Dio. É quello che chiediamo ogni giorno pregando il Padre Nostro. Diciamo a Dio: “venga il Tuo Regno”. E il Regno non è un luogo, non è un palazzo. Il Regno sono i valori per cui dobbiamo vivere, i valori di Dio. Vogliamo vivere e realizzare cose come: la pace, la giustizia, la bellezza, la Verità, il predono e la riconciliazione. Queste sono le cose che vogliamo vivere giorno per giorno. E sappiamo che noi siamo stati chiamati a vivere queste cose dentro una comunità passionista. Per questo cerchiamo di vivere il Regno nella nostra vita quotidiana e lo testimoniamo a tutto il mondo proprio vivendo la comunità.
Ci sono tante cose che stanno avvenendo nel nostro mondo e a volte noi siamo tentati di guardare solamente dentro noi stessi, magari per dire: “il mio regno sta crescendo; lo sto facendo più grande, più popolare!”. Ma non è di questo che ci occupiamo, noi cerchiamo di vivere nella semplicità. E vivere semplicemente non è facile. Magari è più facile vivere in modo complicato. Ma, vi chiedo, cerchiamo di vivere nella semplicità, cerchiamo di essere contenti. Mettiamo tutto nelle man di Dio!
Per i 300 anni della Congregazione, celebrati recentemente nel giubileo, come ho già detto in quell’occasione, noi vogliamo ricordarci di tutti i passionisti vissuti dal tempo di San Paolo della Croce fino ad oggi. E quando facciamo questo, dal momento che qualcuno di questi passionisti li abbiamo conosciuti personalmente, ricordiamo le loro doti ma anche le loro debolezze. Vediamo le cose buone, ma vediamo anche le cose cattive. Alcuni di loro gli abbiamo amati, li abbiamo presentati come eroi, e altri, invece, ringraziamo per non averli mai conosciuti. Ma questi sono tutti nostri fratelli. E loro con le loro sofferenze hanno comunque mandato avanti la Congregazione. E Dio ha lavorato tramite tutti loro!
Ma Dio ha lavorato anche con nella Congregazione. E con tutte queste cose buone, ma anche con le cattive, Lui comunque ci ha benedetti! E dopo 300 anni siamo ancora qua. Non abbiamo ancora trovato la fine, siamo ancora in cammino! E adesso la Chiesa ci chiede di fare questo cammino nella sinodalità, cioè insieme! Se c’è una cosa che io vorrei dire a voi e alla vostra provincia nella Congregazione, a motivo del cammino che la vostra provincia ha intrapreso, è questa: “costruite comunione! Costruite lo stare insieme!”.
Dovete farlo perché voi venite da parti ed esperienze diverse. Non solo differenti nazioni e culture, ma anche da diverse abitudini e tradizioni di vita passionista. Quindi non vogliamo semplicemente tirarci indietro dicendo: “la mia è migliore della tua, noi abbiamo fatto così nella nostra ex provincia e anche voi adesso dovete far così!”. Come avete detto anche voi in questo capitolo, dobbiamo essere radicati nella nostra esperienza del passato, non possiamo tagliare quelle radici, perché se tagli le radici muori. Quindi tenete le radici, ma non restate imprigionati dentro di esse! andate avanti! Avete scelto di essere uniti come unica provincia: andate avanti, costruite comunione! Usate le vostre risorse per far circolare le persone per conoscervi gli uni gli altri. Queste cose sono importanti se vogliamo crescere assieme. Perché altrimenti continueremo a fare solo quello che abbiamo sempre fatto e questo non ci darà la vita.
Una cosa molto importante, ma anche triste, che ho sentito in questo capitolo, l’ha detta padre Andrea, usando anche lui, mentre faceva l’intervento, la parola “triste”: non so se vi ricordate?
Lui ha detto che questo è stato il suo primo capitolo e ha detto che è stato triste sentire alcune delle cose che ci siamo detti. Perché lui percepiva che non stavamo andando avanti! Non eravamo in cammino. Perché lui, come giovane che viene dell’esperienza della Mapraes, e non dalle esperienze del passato, sembrava chiederci: “in che direzione stiamo andando? Per noi giovani qual’è il futuro?”
Questa è una cosa dura e difficile da ascoltare!
Quindi pensate al futuro! Il passato è andato. Abbiamo imparato dal passato ma non possiamo tornare nel passato. Dobbiamo andare avanti!
In questo capitolo avete preso delle decisioni che stanno andando verso il futuro!
Alcune sono decisioni dolorose. Sarà molto doloroso chiudere comunità e case e lasciare tutte quelle cose che noi amiamo. Sarà difficile incontrarci con le persone con cui abbiamo lavorato per tanto tempo e dire: “addio, dobbiamo andarcene”. Ma noi non prendiamo queste decisioni alla leggera. Ci riflettiamo, ne abbiamo parlato, abbiamo fatto discernimento con Dio su di esse! Guardando non solo a ciò che si chiude, ma anche a ciò che si apre. Noi chiudiamo per aprire qualcosa di nuovo. E i nostri giovani ci stanno dicendo: “mostraci qualcosa di nuovo che ci darà vita!”.
Non perché abbiamo fatto una cosa per 300 anni significa che bisogna continuare a fare la stessa cosa. Il mondo cambia e noi dobbiamo stare in questo mondo.
Come ci ricorda anche il magistero, noi religiosi e sacerdoti non siamo la maggioranza della Chiesa. La gente che sta seguendo la stessa vocazione con noi, cioè la chiamata a seguire Gesù a motivo dello stesso battesimo, queste persone, che hanno deciso di seguire Gesù nella vocazione laicale, ci chiedono di relazionarci con loro nella missione della Chiesa e della Congregazione. Cercate di guardare non soltanto a ciò che noi diamo a loro, non solo il modo in cui noi evangelizziamo loro; ma guardate anche allo stare con loro e al ricevere da loro ciò che essi danno a noi. Guardate al modo in cui loro stanno evangelizzando noi! Non dobbiamo pensare che siamo solo noi a dare agli altri. Dobbiamo essere umili riconoscendo che abbiamo bisogno che anche gli altri diano a noi. E questo è il cammino sinodale che stiamo intraprendendo nella Chiesa.
Siete a conoscenza dell’ultima fase del cammino sinodale? Quella continentale? Il sinodo ha scelto questa immagine del profeta Isaia: “allarga la tua tenda”. È un’immagine bella, è una sfida. Perché ci viene chiesto non di stare in piccoli gruppi, ma di allargare la nostra visuale, allargare gli spazi, per includere anche gli altri. Noi siamo bravi ad escludere, ma non siamo molto bravi a includere. Iniziamo a fare questa inclusione all’interno delle nostre comunità. Perché molti nelle comunità si sentono esclusi. Questo significa estendere la nostra tenda. Includere quelle persone che stanno seguendo l’unica vocazione ma in modalità diverse, come i nostri laici. Andate avanti d’ora innanzi, in modo nuovo. Guardate avanti dentro grandi speranze, ma fatelo assieme. Parlate, dialogate. È la cosa più importante oggi.
Quando non si dialoga ci vengono bloccate molte cose, e invece di unirci ci dividiamo. Non vogliamo che questo accada. Quindi incoraggiate il dialogo e l’ascolto. Ognuno di noi non possiede tutta la sapienza; c’è sapienza in ciascuno. Dunque siate disponibili a questo ascolto, perché ci può cambiare.
E per quelli che hanno responsabilità di governo -se volete un consiglio nella mia personale esperienza- consultate non soltanto i vostri consultori, ma anche i confratelli e lo sorelle.
Per concludere vorrei dire alcune parole di ringraziamento. Ci sono persone che hanno lavorato molto tenacemente a partire dal consiglio provinciale uscente fino alle commissioni di preparazione di questo capitolo. A loro vogliamo dire che apprezziamo il lavoro fatto per arrivare a questo capitolo.
Ringraziamo poi il lavoro del moderatore: padre Antonio. Non è un compito facile e richiede molto ascolto per creare un processo che possa portarci dove Dio intende condurci. Grazie per averci aiutato!
Ringrazio il nostro segretario padre Luigi (Procopio), il suo aiutante confr. Gianluca. Grazie per il lavoro fatto ascoltando e prendendo appunti. Ringrazio i confratelli che hanno aiutato in vari modi: Humberto, Mirko e Fabio. Grazie! Vogliamo ringraziare poi padre Vito per le liturgie molto creative e per l’accoglienza e la preparazione della casa di esercizi. Ringraziamo i due scrutinatori padre Carlo Maria e padre Andrè.
E poi voglio ringraziare ancora una volta il provinciale SCOR: padre Juan Manuel. La sua presenza è molto importante per noi e ha già prodotto i frutti per la collaborazione delle due province. Speriamo dunque possa continuare. Grazie per le tue parole. Auguriamo a te e ai tuoi confratelli tutte le benedizioni di Dio.
Grazie ancora a padre Luigi (Vaninetti) e ai membri del consiglio uscente, per gli otto anni di cammino di questa nuova provincia. Sono sicuro sia stato un cammino molto difficile e tu con i tuoi due consigli avete dovuto fare questo percorso in modo molto creativo. Ci saranno stati quelli d’accordo e quelli che non sono stati d’accordo, ma tu sei stato capace di guidare il cammino. Io personalmente conosco il peso che hai dovuto portare. Voglio anche dire che c’è stato un tempo in cui sono stato molto preoccupato per te. Ma con il sostegno del tuo consiglio e dei tuoi fratelli tu sei riuscito a portare avanti la provincia. E per questo ti ringraziamo!
E adesso il viaggio continua con padre Giuseppe e i suoi nuovi consultori. Non deve essere un mettere da parte il passato e cominciare tutto da capo. Ci saranno certo cose nuove, ma nella continuazione di ciò che è stato. A tutti i fratelli e le sorelle della provincia chiedo di sostenerti nel cammino che state pianificando per i prossimi anni. Da me e dal mio consiglio ti prometto il mio appoggio.
E con queste parole:
io ora dichiaro questo terzo capitolo della provincia Mapraes chiuso!